18 aprile 2007

IMMIGRAZIONE/1 - Roma, una città "globale"

La provincia di Roma si conferma come il primo polo immigratorio del paese, con oltre 365.000 stranieri per 190 nazionalità all’inizio del 2006, il 12% dei tre milioni di immigrati in Italia. Il 68% vive nel Comune di Roma. Il 25% sono rumeni, il 60% europei. Gli immigrati rappresentano il 9,4% della forza lavoro a Roma, ma ci sono anche 17.000 studenti universitari e 15.796 imprenditori. I dati del terzo rapporto dell’osservatorio romano sulle migrazioni, curato da Caritas e Camera di Commercio di Roma.-

La capitale è una città “internazionale, interculturale, imprenditoriale e interreligosa” secondo Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma. Per il quale, tra l’altro, è “gravissimo” il problema della casa”. Nella città dell’emergenza – 261.000 famiglie in affitto e 29.302 richieste di alloggi pubblici - un locale di 55mq costa 10.615 euro l’anno, ovvero il 136% del salario medio di un immigrato (7.772 euro nel 2003).- Infortuni sul lavoro: 3.591 denunce nel 2005, 16 le morti bianche tra gli operai stranieri.




IMMIGRAZIONE/2 -

Arrivano per cercare lavoro e finiscono per crearlo. Gli imprenditori non comunitari sono 227.000, provengono da 150 Paesi differenti e crescono al ritmo del 10% annuo. Lo sostiene una ricerca Unioncamere. Il 70% ha un rapporto stabile con le banche. Stabili le rimesse, mentre consumi e investimenti crescono al crescere dei profitti. Aumentano le richieste di prestiti bancari, il cui dato medio si aggira sui 34.000 euro, ma il risparmio personale rimane la prima forma di finanziamento. De Rita: “Un’opportunità per il sistema Italia”

Post a cura di Maria ANCONA

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Vorrei soffermarmi sull'ultima frase: "Un'opportunità per il sistema Italia".
E' evidente (e i dati lo confermano)che l'immigrazione in Italia debba essere considerata una risorsa sia economica (apporto di capitali),che umana.
Ma sia in campo economico (dal punto di vista concorrenziale) che nell'integrazione tra diverse culture sorgono diverse problematiche (vedi integrazione della legge islamica "sharia", con la costituzione).
Secondo la mia opinione, quindi, dato che il fenomeno immigrazione è sempre più attuale e di rilevante importanza per la crescita dell'Italia, ritengo che tale fenomeno debba essere regolato tramite legge. Ovviamente sarebbe opportuno che alla redazione di tale normativa partecipino esponenti delle diverse etnie presenti in Italia e delle diverse categorie economiche.
La mia considerazione sarà forse dovuta a deformazione professionale, ma se si guarda alla storia, il diritto è l'unico mezzo per disciplinare i rapporti tra i consociati, ma solo se questo è riconosciuto e fatto proprio dagli stessi consociati.
Ritengo, infatti, che sia sbagliato imporre la legge italiana agli stranieri, quindi al fine di una pacifica convivenza, questa dovrebbe essere modificata tenendo in considerazione le esigenze degli stranieri.
Spero di non avervi annoiata.
A presto Maria Luigia

Anonimo ha detto...

Il riferimento alla sharia penso sia inopportuno. Intendo dire che è qualcosa di legato ai paesi islamici e non può intendersi vincolante per i musulmani residenti in Paesi il cui ordinamento giuridico e costituzionale è improntato a diversi principi. Altro si intende per la consuetudine, gli usi e costumi dei diversi popoli della terra.
Una più ampia riflessione andrebbe fatta sui diritti umani, sociali, civili, politici come definiti dalle Carte e Convenzioni promosse dalle Nazioni Unite.
Sarebbe interessante fare una ricerca, individuare questi documenti e verificare quali Stati li hanno ratificati. Ne scopriremmo delle belle...
Per quanto riguarda l'"imposizione della legge italiana agli stranieri" occorre considerare che le leggi che uno Stato si dà servono a regolamentare la civile convivenza dei cittadini. E' chiaro che mutando il quadro sociale di una nazione anche le leggi si devono adeguare, ma con le dovute cautele: se una legge non è accompagnata da una crescita e maturazione culturale positiva rispetto ai cambiamenti sociali si può rischiare di avere effetti devastanti per tutti i soggetti coinvolti.
Intanto resta il nodo cruciale del riconoscimento di cittadinanza agli stranieri residenti in Italia. Quando e dopo aver fatto cosa uno straniero può definirsi cittadino di uno Stato?
Maria

Anonimo ha detto...

Il mio rifermento alla Sharia era esemplificativo.
L'ordinamento italiano e se vogliamo in particolare la Costituzione devono essere aggiornate alle nuove situazioni presenti in Italia.
Soprattutto la Costituzione poteva andar bene 60 anni fa, ma ora con la presenza di queste situazioni è imminente la necessità di modifica.
Sono d'accordo sul fatto che una legge o una modifica costituzionale non sono sufficienti a cambiare le cose, tuttavia la mia proposta consiste appunto nella partecipazione alla redazione, di tutti coloro che ne hanno interesse.
Questo potrebbe essere un punto di partenza per la maturazione culturale della società italiana, in quanto le leggi vengono rispettate nel momento in cui sono riconosciute e fatte proprie dagli individui.
Proporrei anche un progetto legislativo di dettaglio, ossia il Parlamento potrebbe dare le linee guida sul fenomeno, e poi ogni Regione, ognuna con una differente presenza etnica, potrebbe raggiungere accordi con tali etnie.
Certamente ci possono essere altre soluzioni, ma se non c'è dialogo, confronto e riflessione su tali tematiche si può arrivare solo ad una apparente tolleranza, dalla quale poi derivano disordini, come quelli degli ultimi giorni. Quindi invece di sorprenderci o scandalizzarci, agiamo, confrontiamoci e troviamo delle soluzioni.
Sempre nella speranza di non avervi annoiata vi saluto Maria Luigia.

Anonimo ha detto...

Dalla Costituzione Italiana.

Art. 10.

L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.

La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici.

Per una completa consultazione visitare il sito del Quirinale.

http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm

Buono studio con la docente di Diritto

Ciao
Maria

Anonimo ha detto...

Senza dubbio sia a livello internazionale che italiano sono riconosciuti i diritti inviolabili dell'individuo, ma questo solo su un piano formale. Lo Stato italiano dovrebbe attivarsi sul piano sostanziale per dare attuazione a questi diritti, o quanto meno cerca di trovare delle soluzioni per evitare disordini tra la società italiana e le diverse etnie immagrate in Italia.
La mia è sola una riflessione ed eventualmente proposta. A voi la proposizione di ulteriori soluzioni.

A presto Maria Luigia.

P.S.: Per Maria la nostra insegnante: volevo complimentarmi per le tue lezioni e per la tua capacità di andar oltre la classica lezione di Italiano, attraverso le simpatiche scenette, ma anche con la trattazione di argomenti interessanti e pratici, come le carte o permessi di soggiorno. Con la speranza di poter aver modo di confrontarci ancora, ti invio un caro saluto.