17 ottobre 2007

«Trovo difficile – ha scherzato Amato ricordando episodi di emigrazione nella sua storia familiare – fare ad altri ciò che non fu fatto a mia zia».

Dobbiamo attrezzarci ad affrontare l’immigrazione, con pragmatismo e realismo. Lo ha detto Amato alla presentazione della ricerca Makno sull’immigrazione in Italia


Il problema del fenomeno dell’immigrazione è la sua complessità, in cui si rischia di perdersi o di uscirne attraverso nocive semplificazioni.

Lo ha spiegato il ministro dell’Interno Amato al convegno 'Gli immigrati: chi sono, come ci vedono, come li vediamo', che si è tenuto presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati. Nell’incontro è stata presentata la 'Ricerca sociale sull’immigrazione in Italia', curata da Makno e Consulting per il ministero dell'Interno, apprezzata dal ministro Amato proprio perchè «segnala la complessità del problema» immigrazione.

«Alcuni secoli di storia - ha spiegato Amato - ci hanno reso tendenzialmente bianchi e cristiani», ma dobbiamo essere disposti ad «accogliere le diversità», anche se ci sono alcune «diversità difficili da comporre». Allora, secondo il ministro, rimane da chiedersi se è il caso di alzare muri, come qualche Paese sta facendo, oppure essere più aperti come lo è stata l’America in passato:

«Trovo difficile – ha scherzato Amato ricordando episodi di emigrazione nella sua storia familiare – fare ad altri ciò che non fu fatto a mia zia».

Le tendenze demografiche in atto sembrano portare verso un Paese sempre più vecchio e in declino, ha spiegato Amato, e noi dobbiamo «attrezzarci ad affrontare l’immigrazione, tenendo conto delle sfaccettature», ci vuole pragmatismo.

«Gli italiani non sono così aperti, vanno convinti» ha detto Amato.

Senza ideologiche posizioni e trascinamenti emotivi, ha sostenuto il ministro, «dobbiamo giocare le nostre carte con realismo». Occorre «capire cosa abbiamo in comune al di là delle nefandezze del passato» che non devono più accadere, «non può esserci compromesso con il male». Il ministro si è soffermato, inoltre, su alcuni punti più volte ribaditi: prima di tutto la necessità di conoscere «chi viene a predicare la religione islamica» nel nostro Paese, un problema che potrebbe essere risolto dalla legge ferma in Parlamento, ma anche da un accordo «unilaterale a garanzia della stessa comunità musulmana»; poi le procedure dei ricongiungimenti familiari che devono essere semplificate perchè un uomo con la sua famiglia, ha spiegato il ministro, «ha un valore stabilizzante» per la società; infine, la cittadinanza che si deve dare a chi la vuole, ma bisogna conoscere la lingua italiana e «si devono condividere, e non solo conoscere», i valori fondanti della nostra società.

continua...

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